i do not know what my faith in the world’s better future hides, without my knowledge, in spite of myself. i have very few certainties. but design is my personal choice, a design that is meant as transgression. a design which tries to open an action horizon that is articulated, consistent, rational, socially responsible for the human environment and its destiny. a design which is not used for satisfying the needs of the committent, but for eradicating them. designing in order to survive and surviving thanks to the design. to design is to attempt, never to abstain, never to stop, it is to propose new shapes. whatever we do, whatever our job is, the only salvation is to concentrate on it, trying to do it in a perfect way. for the ancient greeks that was the virtue, the excellence. we do not want more. we cannot do more. la mia fede in un avvenire migliore del mondo non so cosa nasconda a mia insaputa malgrado me stesso. ho pochissime certezze. ma mia scelta personale è la progettazione, una progettazione intesa come trasgressione. una progettazione che cerca di aprire un orizzonte d’azione articolato, coerente, razionale, socialmente responsabile dell’ambiente umano e del suo destino. una progettazione che non serve a soddisfare i bisogni della committenza ma a sradicarli. progettare per sopravvivere e sopravvivere grazie al progetto. progettazione è tentare, non astenersi mai, non fermarsi, proporre nuove forme. qualunque cosa facciamo, qualunque sia il nostro lavoro, l’unica salvezza sta nel concentrarsi su di esso, cercando di farlo in modo perfetto. per i greci antichi questa era la virtù, l’eccellenza.
non vogliamo di più. non possiamo fare di più. ag fronzoni 1998
